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Un pc e una connessione internet: come è cambiata la professione dell'Avvocato

Immagine del redattore: Mario RugianoMario Rugiano

Aggiornamento: 2 nov 2022



Un pc e una connessione internet. Tanto basta oggi per esercitare la professione legale.

Sorprendente? No, affatto. La verità è che la professione dell’avvocato si trova, e non da poco, in una fase di profondo rinnovamento.

Fino a poco tempo addietro lo studio legale era un luogo dedicato al lavoro, dove venivano esaminate le pratiche, consultati i codici e i testi, incontrati i clienti e scambiati pareri e informazioni con i colleghi. Soprattutto lo Studio era una sorta di biglietto da visita dell’avvocato, lo specchio della sua figura professionale.

Negli ultimi anni, soprattutto grazie alle moderne tecnologie, si è assistito ad una progressiva digitalizzazione delle attività del professionista e alla conseguente dematerializzazione dello Studio.


Già a partire dalla seconda metà degli anni ‘90, la diffusione dei pc portatili ha garantito una maggiore flessibilità e la possibilità di spostare, all’occorrenza, una parte del lavoro all’esterno.


Più recentemente si è molto diffusa la prassi di scansionare i documenti (ad eccezione di quelli che devono essere obbligatoriamente cartacei) e di catalogarli digitalmente.

Anche i libri e i codici sono stati da molti sostituiti con aggiornatissimi database online, che possono essere consultati da qualsiasi postazione e che, tra le altre cose, garantiscono un notevole risparmio di spazio.


Naturalmente, in questo processo il cloud ha rivestito un ruolo fondamentale, poiché ha consentito di salvare digitalmente dati e documenti, senza dover ricorrere a voluminosi faldoni cartacei.


Anche le comunicazioni a distanza sono state facilitate grazie alla diffusione di massa dei telefoni cellulari, e più recentemente, di piattaforme come Skype o WhatsApp.

Grazie a tali innovazioni, sempre più raramente si rende necessario un incontro personale con il cliente. La gestione telematica del rapporto è infatti diventata ormai regolare. I documenti e le comunicazioni vengono scambiati telematicamente, sfruttando strumenti come la pec o la firma digitale. Anche qualora si renda necessario un incontro fisico, nulla impedisce che questo abbia luogo presso la sede del cliente.

Il trend tecnologico ha avuto ripercussioni importanti anche sulla modalità di svolgimento dei procedimenti giudiziali. Infatti nel 2014, con l’introduzione del Processo Civile Telematico, è stato creato un sistema informatico che ha consentito di sostituire o semplificare le attività di cancelleria e di deposito degli atti e di semplificare lo svolgimento dei processi.


La dematerializzazione dello Studio, complice la pandemia, ha subito un’accelerazione notevole nell’ultimo anno e mezzo ed è diventata una realtà che coinvolge un numero crescente di professionisti.

Infatti l’emergenza epidemiologica ha imposto l’individuazione di misure organizzative adeguate a rendere sicura l’attività lavorativa.

La reazione più immediata è stata quella di lasciare i luoghi fisici non indispensabili allo svolgimento della prestazione lavorativa ricorrendo allo “smart working”.

Ad onor del vero tale strumento era già stato introdotto dalla legge n. 81/2017, ma a causa della pandemia ha avuto una diffusione esponenziale.


Lo smart working consente infatti di lavorare in maniera estremamente flessibile, sfruttando una qualsiasi postazione munita di computer e connessione internet.


L’altro strumento che ha avuto diffusione notevole a partire dai primi mesi del 2020 è quello rappresentato dalle piattaforme di web conference e web meeting. Queste consentono riunioni a distanza con colleghi o clienti, ma anche la partecipazione a convegni ed eventi formativi e lo svolgimento delle udienze evitando contatti fisici o pericolosi assembramenti.

Ai tanti risvolti sopra esaminati vanno aggiunti quelli di carattere economico. Bisogna infatti considerare il notevole risparmio dei costi di gestione dello Studio (ad es. i costi per le utenze e i canoni di locazione).


Questo significa che lo Studio è diventato ormai del tutto inutile? No, tanto per iniziare è ancora importantissimo per relazionarsi con i colleghi, scambiare pareri e punti di vista.

Per il prossimo futuro è però lecito ipotizzare un modello ibrido, che farà tesoro dell’esperienza maturata recentemente con la pandemia, ma nel quale lo Studio “fisico” perderà in maniera ancora più marcata la propria centralità a vantaggio di una maggiore flessibilità nell’erogazione del servizio professionale.


 
 
 

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