
Se vi siete interessati anche solo una volta alla possibilità di aprire una attività, e avete cercato su Internet, è molto probabile che prima o poi vi sia comparsa una pubblicità, su YouTube o Facebook, che vi invitava ad approfondire il dropshipping.
Se vi occupate di e-commerce, poi, quasi certamente siete stati contattati da qualcuno che ha provato a vendervi corsi o consulenza sul dropshipping, promettendovi guadagni rilevanti senza fatica né preoccupazioni.
Il dropshipping è una delle mode del momento nel campo dell’attività commerciale su Internet ma è davvero l’attività del futuro? In questo articolo vi spiegherò in breve cosa è il dropshipping e quali sono i rischi ai quali bisogna fare attenzione se si vuole avviare una attività con questo sistema, soprattutto sotto il profilo legale.
Il dropshipping
Il dropshipping è un sistema di vendita al dettaglio via Internet che prevede la presenza di tre soggetti: il fornitore, che produce o comunque fornisce il prodotto, il venditore, che lo propone in vendita tramite il proprio e-commerce, e il cliente finale, che acquista il prodotto dal venditore.
Fin qui, niente di diverso dal tradizionale e-commerce di un rivenditore che compra merce per rivenderla. Quello che distingue il dropshipping dal normale e-commerce è che il prodotto non passa mai per le mani del venditore!
Dal punto di vista operativo, il venditore si limita a fare da interfaccia fra il cliente e il fornitore. Una volta che il cliente conclude l’acquisto del prodotto sul sito del venditore l’ordine viene trasmesso dal venditore al fornitore che prepara il prodotto e lo spedisce direttamente al cliente, addebitando al venditore il prezzo concordato.
Per il cliente sarà come se il prodotto gli fosse stato inviato direttamente dal venditore (il packaging richiamerà i dati del venditore e, se presente, mostrerà il suo marchio) e nella maggior parte dei casi nemmeno saprà dell’esistenza di un fornitore.
Il punto di forza del dropshipping è che il venditore, con questo sistema, non deve gestire scorte di magazzino, non deve preoccuparsi di prevedere e prepararsi per i picchi di vendite, non deve gestire le giacenze se ordina più prodotti di quelli che vende, non deve assolvere a tutti gli oneri burocratici e fiscali che possedere un magazzino con delle merci comporta.
Il venditore non deve neanche averlo un magazzino!
Il fascino del dropshipping è che permette a chiunque di avviare una propria attività commerciale unicamente con un sito internet.
Basta trovare un fornitore affidabile con un prodotto interessante (alcuni fornitori permettono addirittura di personalizzarlo secondo le indicazioni del venditore), mettere in piedi un e-commerce efficiente, ricaricare sul prezzo fatto dal fornitore e iniziare a vendere.
Tutti i problemi di approvvigionamento, spedizione e gestione delle scorte saranno gestite dal fornitore, lasciando al venditore il solo compito di chiudere le vendite e contare i soldi.
Tuttavia, come tutto quello che sembra troppo bello per essere vero, anche il dropshipping ha i suoi aspetti negativi che vanno considerati se si vuole scegliere questa forma di e-commerce come propria attività.
Gli aspetti legali del dropshipping
Il fatto che sia il fornitore a gestire la vendita, una volta che il venditore l’ha chiusa, non deve illudere il venditore di avere meno responsabilità rispetto alle altre forme di e-commerce.
Dal punto di vista legale anche nel dropshipping il venditore resta il principale referente del cliente per la corretta evasione dell’ordine, e il responsabile che deve garantirlo se qualcosa va storto.
Se il prodotto che il fornitore consegna al cliente è diverso da quello che il cliente ha visto sul sito, se è difettoso oppure se proprio non arriva, sarà il venditore a dover garantire al cliente la sostituzione del prodotto, la sua riparazione o il rimborso.
E se i problemi con l’ordine dovessero creare dei danni al cliente, sarà sempre il venditore che dovrà risarcirlo.
Per maggiori approfondimenti, vi rimando a questo post sulla responsabilità del venditore https://www.ruplegal.com/post/prodotto-difettoso-chi-è-responsabile-nei-confronti-del-consumatore.
Il dropshipping, quindi, comporta mettersi completamente alla mercé del fornitore e delle sue eventuali mancanze.
Questa modalità di vendita, infatti, prevede che il venditore paghi al fornitore il prezzo stabilito per il prodotto nel momento stesso in cui gli trasmette l’ordine del cliente.
Se il fornitore non dovesse evadere l’ordine, o dovesse spedire un prodotto difforme o difettoso, il venditore, invece di guadagnare la differenza fra il prezzo pagato al fornitore e il prezzo pagato dal cliente, si ritroverebbe a dover rimborsare il cliente, perdendo i soldi pagati al fornitore.
Con una attività di dropshipping è semplice andare in rosso, anche perché spesso i fornitori che si prestano a questa pratica sono produttori o grossisti stranieri, che possono garantire prezzi convenienti ma che al tempo stesso sono difficili da raggiungere per farsi restituire i soldi quando le cose vanno male!
Precauzioni e rimedi
Il dropshipping, per sua natura, è quindi sbilanciato a favore del fornitore, che viene pagato in anticipo dal venditore, in caso di inadempimento non è direttamente responsabile nei confronti del cliente e, prima di dover rimborsare al venditore il prezzo del prodotto, può permettersi di aspettare che questi agisca legalmente nei suoi confronti.
Questo sbilanciamento, tuttavia, non significa che un venditore non possa svolgere la propria attività in dropshipping con soddisfazione, ma che prima di mettere in piedi un e-commerce siffatto è necessario adottare una serie di precauzioni e rimedi.
La prima precauzione è individuare un fornitore affidabile, con un buon record storico di ordini evasi senza problemi e trasparente sui suoi metodi di approvvigionamento, gestione delle scorte e processamento degli ordini.
La seconda precauzione è approfondire, magari con l’assistenza di un consulente specializzato, le azioni che è possibile intraprendere contro il fornitore se dovessero esserci dei problemi con degli ordini.
C’è molta differenza fra agire per ottenere il rimborso di quanto pagato per un ordine inevaso, o evaso male, nei confronti di un fornitore italiano rispetto ad agire nei confronti di un fornitore europeo, o extracomunitario.
Quindi, conoscere le leggi e le convenzioni contro l’inadempimento, e le procedure internazionali o nazionali, che si applicano al fornitore è molto importante.
I rimedi da adottare, invece, sono soprattutto di natura contrattuale. È nel contratto che regola il rapporto di dropshipping fra venditore e fornitore che il primo può inserire una serie di garanzie a tutela dei suoi interessi.
Un buon contratto di dropshipping dovrebbe assolutamente contenere clausole che regolino:
- la gestione dell’ordine dal momento in cui cliente completa l’acquisto sull’e-commerce del venditore al momento in cui viene evaso dal fornitore;
- l’obbligo per il fornitore di rispettare, nella gestione dell’ordine, tutte le norme che nel Paese del venditore sono previste a tutela del consumatore, ad esempio il rispetto dei termini di spedizione previsti dal Codice del Consumo o la normativa a tutela dei dati personali;
- l’obbligo per il fornitore di fornire al venditore informazioni esatte e veritiere sulle caratteristiche dei prodotti e di informarlo tempestivamente del volume delle scorte o del loro esaurimento;
- l’obbligo per il venditore di fornire al venditore i prezzi di tutti i prodotti e di avvertirlo per tempo delle loro variazioni;
- l’obbligo per il fornitore di fornire assistenza al cliente in caso di prodotti difettosi o non conformi o, in alternativa, fornire una manleva per il venditore che gestisce direttamente l’assistenza;
- una penale, un obbligo di restituzione del pagamento o, comunque, una misura che comporti per il fornitore delle conseguenze economiche a favore del venditore in caso di mancata consegna del prodotto entro un certo termine;
- la garanzia, da parte del fornitore, che i prodotti non violano i diritti industriali o intellettuali di terzi, con manleva a favore del venditore in caso subisca azione da parte di questi.
Ci sono, poi, condizioni contrattuali che vanno considerata attentamente in ogni contratto e, forse, con maggior attenzione nel contratto di dropshipping, come:
- la durata del contratto;
- l’eventuale rinnovo automatico;
- la previsione delle circostanze che permettano alle parti di risolvere il contratto anticipatamente;
- l’eventuale diritto di recesso di una o entrambe le parti;
- l’eventuale presenza di una clausola di esclusiva che impedisca al fornitore e/o al venditore di lavorare con altri venditori o fornitori.
Il dropshipping può essere una grande opportunità oppure rivelarsi una trappola, la differenza la decide l’attenzione che il venditore dedica a costruire il rapporto con il fornitore scelto, soprattutto sotto l’aspetto legale.
Per questo vale sempre la pena, prima di imbarcarsi in questa impresa, rivolgersi a dei professionisti esperti come quelli di RUP Legal and Consulting per farsi aiutare nel tracciare la rotta più sicura.
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